Piccolo aggiornamento dal passato recente.
Convinto a malincuore che avrei dovuto rinunciare al mio orticello che dopo mesi di duro lavoro, mi sono ritrasferito a Perugia.
Dopo neanche un anno di stabilità, ho rifatto armi e bagagli e mi sono riportato nella città del grifo.
Cercata casa, l'ho trovata poco fuori dal centro.
Dopo lungo tempo, l'avevo ritrovata.
Casa.
E' una sensazione un po' strana, ma è dopo lunga attesa finalente e all'improvviso ricomparsa.
Non ci ho messo molto a rimettere radici su terra fertile.
In more than one way.
I numerosi terrazzini con cui mi ero trovato all'improvviso, finora grigi a causa della mancanza di predisposizione botanica del mio neo-acquisito coinquilino, Michele, acquisivano improvvisamente una fresca aria potenziale.
In breve, sono rinati.
I vasi ripuliti dalle piante morte sono tornati ad ospitare un bel verde brillante.
Genova mi ha portato tre piante di basilico ligure che mi daranno a breve un buon pesto genuino.
La madre di Michele ci ha inoltre fatto dono di un bellissimo gelsomino, che se ormai sta sfiorendo non mancherà di crescere nel suo verde scuro fino a inondarci la casa di dolci ventate inebriante alla prossima fioritura.
Due grandi vasi rettangolari hanno dato il via all'orticoltura vera a propria, ospitando insalatina da taglio che da un'aria di giovinezza e primavera a quest'angolino verde.
Ho riacquistato poi santoreggia e uno strano tipo di presunto origano, che stanno però testando un terrazzino diverso, vicino la cucina e più ombreggiato.
L'orto ricomincia, e il blog continua.
sabato 27 giugno 2009
venerdì 15 maggio 2009
Pomodoro pomodoro pomodoro!
Con l'avanzare del caldo il lavoro si rarefà, ci si impigrisce un po'.
Erbacce che potevano nell'immaginario sembrare intollerabili prendono i loro cantucci e nessuno le tocca...l'orto ormai c'è, poco importa se qualche erbaccia sbuca o fa gruppetto qua e là.
Il cielo oggi è biancastro, e ogni tanto butta qualche goccia senza però mai iniziare veramente.
Una ricognizione casuale mi porta vicino alle piante di pomodori messe a dimora ormai un mesetto fa, se la memoria nn mi inganna.
Hanno ricevuto ognuna il suo paletto, e mi avvicino a loro per rompere qualche rametta di sole foglie, allo scopo di irrobustirle in questo periodo di crescita.
E in quel momento, noto una pallina verde: è il primo pomodorino!
L'immobilità lascia il posto ad una sensazione di graduale, lenta, ma inarrestabile spinta.
Ora sarà attesa: attesa fino a quando si potrà smettere di andare al supermercato per procurarsi questo quotidiano ingrediente di insalate, sughi, contorni, antipasti. A volte anche snack, che gà pregusto ancora caldi di sole.
Per l'insalata è già stato così; tra un po' saremo giunti in cima alla collina, e dopo aver spinto fino a qui, finalmente ci godremo la dolce discesa.
Erbacce che potevano nell'immaginario sembrare intollerabili prendono i loro cantucci e nessuno le tocca...l'orto ormai c'è, poco importa se qualche erbaccia sbuca o fa gruppetto qua e là.
Il cielo oggi è biancastro, e ogni tanto butta qualche goccia senza però mai iniziare veramente.
Una ricognizione casuale mi porta vicino alle piante di pomodori messe a dimora ormai un mesetto fa, se la memoria nn mi inganna.
Hanno ricevuto ognuna il suo paletto, e mi avvicino a loro per rompere qualche rametta di sole foglie, allo scopo di irrobustirle in questo periodo di crescita.
E in quel momento, noto una pallina verde: è il primo pomodorino!
L'immobilità lascia il posto ad una sensazione di graduale, lenta, ma inarrestabile spinta.
Ora sarà attesa: attesa fino a quando si potrà smettere di andare al supermercato per procurarsi questo quotidiano ingrediente di insalate, sughi, contorni, antipasti. A volte anche snack, che gà pregusto ancora caldi di sole.
Per l'insalata è già stato così; tra un po' saremo giunti in cima alla collina, e dopo aver spinto fino a qui, finalmente ci godremo la dolce discesa.
sabato 18 aprile 2009
Il mattino ha l'oro in bocca
Il venerdì, l'ho già detto, è tentatore.
Ieri dovevo partire per essere a Colle Val d'Elsa, per partecipare ad una tavola rotonda, entro l'ora di pranzo.
Ciò non mi ha scoraggiato dall'approfittare del mercato del venerdì a Cavarzere.
Mi sono alzato alle 6, un po' assonnato ma motivato dalla giornata che si prospettava intensa e stimolante. Ho fatto colazione all'aperto, al tepore della prima luce tiepida di un mattino di primavera avanzata, con l'odore dell'erba bagnata che completava l'aroma.
Ho quindi preso la bici e mi sono diretto al mercato, dove le banche stavano ancora arrivando e allestendo.
Ho comperato pomodori datterini e cuore di bue, peperoni a quattro punte rossi, melazane lunghe, e cetrioli di quelli allungati, vendutimi come una qualità cinese...vedremo.
L'anno scorso a ferragosto, ospite a Giulianova del mio amico Sirio, ne avevo assaggiati di una qualità eccezionale, per niente pesanti e molto croccanti. Sembravano quasi mele. Malangola, la chiamano in dialetto. Per più di un anno ne avevo conservato i semi, nonostante non avessi ancora deciso di darmi all'orto. O forse si, inconsciamente. Fatto sta che quando è venuto il momento di piantarli i semini erano spariti. Quel cartoccino fatto con della carta di un sacchetto di pane, il cui contenuto vedevo come pieno di potenziale, ce l'avevo avuto sotto gli occhi tutto l'inverno. Adesso, chissà dov'era finito. Che modo stupido di perdere la roba. Non me lo sono ancora perdonato. E così sono finito a comprare varietà cinesi di cetrioli. Credo dentro di me di aver già deciso che niente potrà sostituire la malagola abruzzese.
Volevo prendere anche meloni e angurie, ma pare sia ancora presto. Troppo freddo, pare.
Mi sono dimenticato pure gli zucchini. Rimedierò la prossima settimana.
Tornato a casa sono andato di filato nell'orto dopo essermi cambiato le scarpe, e ho messo a dimora le piantine.
Le aiuole preposte non erano esattamente perfette. Vangate due mesi fa, e rizzappate qualche settimana più tardi, hanno ormai più di un ciuffo d'erba ribelle che le infesta.
Ma ieri non avevo il tempo, così ho piantato e basta. Mi riprometto di sarchiare il prima possibile.
Intanto, così facendo, ho guadagnato una settimana! Mi sono poi fatto la doccia, la valigia, e sono partito soddisfatto alla volta del mio weekend toscano.
Ieri dovevo partire per essere a Colle Val d'Elsa, per partecipare ad una tavola rotonda, entro l'ora di pranzo.
Ciò non mi ha scoraggiato dall'approfittare del mercato del venerdì a Cavarzere.
Mi sono alzato alle 6, un po' assonnato ma motivato dalla giornata che si prospettava intensa e stimolante. Ho fatto colazione all'aperto, al tepore della prima luce tiepida di un mattino di primavera avanzata, con l'odore dell'erba bagnata che completava l'aroma.
Ho quindi preso la bici e mi sono diretto al mercato, dove le banche stavano ancora arrivando e allestendo.
Ho comperato pomodori datterini e cuore di bue, peperoni a quattro punte rossi, melazane lunghe, e cetrioli di quelli allungati, vendutimi come una qualità cinese...vedremo.
L'anno scorso a ferragosto, ospite a Giulianova del mio amico Sirio, ne avevo assaggiati di una qualità eccezionale, per niente pesanti e molto croccanti. Sembravano quasi mele. Malangola, la chiamano in dialetto. Per più di un anno ne avevo conservato i semi, nonostante non avessi ancora deciso di darmi all'orto. O forse si, inconsciamente. Fatto sta che quando è venuto il momento di piantarli i semini erano spariti. Quel cartoccino fatto con della carta di un sacchetto di pane, il cui contenuto vedevo come pieno di potenziale, ce l'avevo avuto sotto gli occhi tutto l'inverno. Adesso, chissà dov'era finito. Che modo stupido di perdere la roba. Non me lo sono ancora perdonato. E così sono finito a comprare varietà cinesi di cetrioli. Credo dentro di me di aver già deciso che niente potrà sostituire la malagola abruzzese.
Volevo prendere anche meloni e angurie, ma pare sia ancora presto. Troppo freddo, pare.
Mi sono dimenticato pure gli zucchini. Rimedierò la prossima settimana.
Tornato a casa sono andato di filato nell'orto dopo essermi cambiato le scarpe, e ho messo a dimora le piantine.
Le aiuole preposte non erano esattamente perfette. Vangate due mesi fa, e rizzappate qualche settimana più tardi, hanno ormai più di un ciuffo d'erba ribelle che le infesta.
Ma ieri non avevo il tempo, così ho piantato e basta. Mi riprometto di sarchiare il prima possibile.
Intanto, così facendo, ho guadagnato una settimana! Mi sono poi fatto la doccia, la valigia, e sono partito soddisfatto alla volta del mio weekend toscano.
mercoledì 15 aprile 2009
Galline
Ho deciso di prendermi delle galline.
Mio nonno ha tentato di dissuadermi più volte, dicendo che puzzano, che attirano i topi, e quant'altro.
I miei nonni paterni vivono nella proprietà adiacente a quella dove vivo io.
Dopo aver avuto galline per anni, e dopo aver recentemente ricostruito un recinto apposito con tanto di perimetro in cemento, mio nonno ha deciso di eliminarle perchè si era rotto di doverle accudire, nonostante le vivaci proteste di mia nonna che improvvisamente si sarebbe trovata senza uova fresche da usare per gnocchi, focacce, e quant'altro. Niente da fare.
Essendo un po' che pensavo alle galline, avevo chiesto a mio nonno se mi avrebbe permesso di usare il recinto in questione, che avrei provveduto a gestire. Neanche quello.
Supporto zero.
Non mi interessa. Ho deciso. Voglio le galline. Mangiano erba (che c'è), quel po' di pane vecchio che avanza, fanno le uova quasi ogni giorno, e quando mi stanco tirerò loro il collo e ci farò del buon brodo o un barbeque.
Ieri ho comperato il necessario per recintare: paletti, rete, e delle listelle di abete da cui ho già costruito un cancelletto. Ora devo piantare i tre pali in legno trattato che sosterranno rete per metà del perimetro (per il resto userò la recinzione di confine), ma mi manca la mazza per piantarli. Ho fatto quel che ho potuto con un'accetta rovescia, ma mi serve qualcosa di più pesante. Dovrò farmela prestare.
Fatto quello, mi resta la rete da tendere, e poi dovrò procurarmi i pennuti.
Seguiranno aggiornamenti!
Mio nonno ha tentato di dissuadermi più volte, dicendo che puzzano, che attirano i topi, e quant'altro.
I miei nonni paterni vivono nella proprietà adiacente a quella dove vivo io.
Dopo aver avuto galline per anni, e dopo aver recentemente ricostruito un recinto apposito con tanto di perimetro in cemento, mio nonno ha deciso di eliminarle perchè si era rotto di doverle accudire, nonostante le vivaci proteste di mia nonna che improvvisamente si sarebbe trovata senza uova fresche da usare per gnocchi, focacce, e quant'altro. Niente da fare.
Essendo un po' che pensavo alle galline, avevo chiesto a mio nonno se mi avrebbe permesso di usare il recinto in questione, che avrei provveduto a gestire. Neanche quello.
Supporto zero.
Non mi interessa. Ho deciso. Voglio le galline. Mangiano erba (che c'è), quel po' di pane vecchio che avanza, fanno le uova quasi ogni giorno, e quando mi stanco tirerò loro il collo e ci farò del buon brodo o un barbeque.
Ieri ho comperato il necessario per recintare: paletti, rete, e delle listelle di abete da cui ho già costruito un cancelletto. Ora devo piantare i tre pali in legno trattato che sosterranno rete per metà del perimetro (per il resto userò la recinzione di confine), ma mi manca la mazza per piantarli. Ho fatto quel che ho potuto con un'accetta rovescia, ma mi serve qualcosa di più pesante. Dovrò farmela prestare.
Fatto quello, mi resta la rete da tendere, e poi dovrò procurarmi i pennuti.
Seguiranno aggiornamenti!
Aprile inoltrato
La stagione è definitivamente cambiata e il tempo si è avviato verso un costante aumento della temperatura.
Mi sono assentato per tre giorni durante il weekend di Pasqua e al mio ritorno i cambiamenti erano più che evidenti.
Il glicine sta fiorendo, trasformando i suoi boccioli da spuntoni massicci nei profumatissimi grappoli lilla che allietano l'olfatto ogni qualvolta scendo dalla macchina, dopo averla parcheggiata li di fianco.
Api e calabroni ormai cominciano a non avere che l'imbarazzo della scelta tra il glicine, la lavanda nana, il ciliegio e i meli, i fiori delle fragole, i primi iris e gli ultimi narcisi.
Vorrei comprare anche un oleandro e un fior di pesco, così da arricchire il loro menù in vista dell'anno prossimo.
La betulla è esplosa di un miliardo di foglioline verde tenero, che andranno via via moltiplicandosi fino alla completa chioma verde estiva.
Le officinali messe a dimora nell'arco delle ultime 6-7 settimane si sono decisamente acclimatate.
Si allargano, si rilassano, crescono e prosperano. La santoreggia è addirittura fiorita, cosa che francamente non mi aspettavo, chissà poi perchè.
Stimolato da tanta prosperità, poco fa ho superato il senso di colpa dato dal tagliare una piantina appena messa a dimora, e colti quattro rametti di mentuccia romana ho provato a farne un te estivo. Lo lascerò in infusione finchè l'acqua nn si sarà completamente raffreddata, e domani lo testerò freddo.
O forse no...quasi quasi vado a prendermene un bicchiere finchè è ancora caldo!
L'orto ha ancora ritmi un po' lenti, invece.
Solo piselli, cipolle, e crescione crescono in modo evidente.
Le carote, la misticanza, il prezzemolo, la bieta, gli spinaci, la borragine e la rucola se la prendono comoda. Viste le giornate assolate, ieri sera ho innaffiato un po' il tutto, per vedere se è in mio potere di smuoverle un po'.
Il fatto è che sono impaziente di consumare del mio!
Le piantine del semenzaio, idem come sopra.
Solo i pomodori sono nati, ma restano piccini. Melanzane e Peperoni nn hanno dato segno di vita.
Pazienza, per quest'anno comprerò le piantine.
...
Il te caldo alla menta è fantastico...!
Mi sono assentato per tre giorni durante il weekend di Pasqua e al mio ritorno i cambiamenti erano più che evidenti.
Il glicine sta fiorendo, trasformando i suoi boccioli da spuntoni massicci nei profumatissimi grappoli lilla che allietano l'olfatto ogni qualvolta scendo dalla macchina, dopo averla parcheggiata li di fianco.
Api e calabroni ormai cominciano a non avere che l'imbarazzo della scelta tra il glicine, la lavanda nana, il ciliegio e i meli, i fiori delle fragole, i primi iris e gli ultimi narcisi.
Vorrei comprare anche un oleandro e un fior di pesco, così da arricchire il loro menù in vista dell'anno prossimo.
La betulla è esplosa di un miliardo di foglioline verde tenero, che andranno via via moltiplicandosi fino alla completa chioma verde estiva.
Le officinali messe a dimora nell'arco delle ultime 6-7 settimane si sono decisamente acclimatate.
Si allargano, si rilassano, crescono e prosperano. La santoreggia è addirittura fiorita, cosa che francamente non mi aspettavo, chissà poi perchè.
Stimolato da tanta prosperità, poco fa ho superato il senso di colpa dato dal tagliare una piantina appena messa a dimora, e colti quattro rametti di mentuccia romana ho provato a farne un te estivo. Lo lascerò in infusione finchè l'acqua nn si sarà completamente raffreddata, e domani lo testerò freddo.
O forse no...quasi quasi vado a prendermene un bicchiere finchè è ancora caldo!
L'orto ha ancora ritmi un po' lenti, invece.
Solo piselli, cipolle, e crescione crescono in modo evidente.
Le carote, la misticanza, il prezzemolo, la bieta, gli spinaci, la borragine e la rucola se la prendono comoda. Viste le giornate assolate, ieri sera ho innaffiato un po' il tutto, per vedere se è in mio potere di smuoverle un po'.
Il fatto è che sono impaziente di consumare del mio!
Le piantine del semenzaio, idem come sopra.
Solo i pomodori sono nati, ma restano piccini. Melanzane e Peperoni nn hanno dato segno di vita.
Pazienza, per quest'anno comprerò le piantine.
...
Il te caldo alla menta è fantastico...!
lunedì 30 marzo 2009
Na casa col cacaro
A dimostrazione di quanto in Veneto la campagna sia
sentita ancora anche dai giovani, quasi come un "marchio
di fabbrica" di cui andare orgogliosi nonostante tutto,
ecco un pezzo del rapper veneto Herman Medrano.
Allego sottotitoli per chi non habla, anche se alcune
espressioni nn sono riuscito a tradurle.
Non ho trovato filez online ne video ne audio di questa
canzone...ma vi invito a procurarvela, dal cd Fisso e tacchente.
Herman Medrano (feat. Catharral Noise)
- Na casa col cacaro (Una casa con il caco) -
Me piase co xe caldo stare in canpi fin tardi
mi piace quando fa caldo star nei campi fino a tardi
in conpagnia del can e fra e gambe sincue gati
in compagnia del cane e tra le gambe cinque gatti
a proposito, i gati mii no magna scatoete
a proposito, i miei gatti non mangiano scatolette
- sara' par cueo che in giro no go pi maregoete -
- sarà per quello che in giro non ci sono più topi
inpianto meansane pomodori tegoine
pianto melanzane pomodori e fagiolini
fasoi, sucoi e altre streie de gombine
fagioli, zucchini, e altre....
senpre la che sapo, sterpo e cavo erba
sto sempre a zappare, sarchiare e strappare erbaccie
e co se ora de concime cossa butto? - Merda -
e quando è l'ora del concime cosa butto? - Merda -
se capisse, varda cua' a roba come ea' cresse
si capisce, gaurda quà la roba come cresce
sto ano - verse sofegae e patate esse -
quest'anno - verze cotte e patate lesse -
ocio, spanocio fin che no so in zanocio
occhio, sgrano pannocchie finchè non resto in ginocchio
fasso marendin a pan biscoto e sepe in tocio
faccio merenda a pan biscotto e seppie al sugo
taco su ea' stua e fasso ea' poenta so ea' caliera
accendo la stufa e faccio la polenta nel paiolo
go na secia de fasoi che destegoeo stasera
ho un secchio di fagioli che sgrano questa sera
- gnente de speciae - so miga un grebano
- niente di speciale - non sono mica un'ignorante
-ma gnanca riso in bianco e na gamba de sedano -
- ma neanche riso in bianco e un gambo di sedano -
RIT:
Na casa col granaro, un leto e un armaro
una casa col granaio, un letto ed un armadio
cusina col seciaro, un fogo che fa ciaro
cucina con l'acquaio, un fuoco che illumina
na casa col cacaro, tetoia pal caro
una casa con il caco, la tettoia per il carro
gaine sol ponaro e pa da drio un leamaro
galline sul pollaio e dietro un letamaio
6 dea matina e me sveio co un greio
sei del mattino e mi sveglio con un grillo (?)
bevo un cafeate e salto via come un coneio
bevo un caffelatte e salto via come un coniglio
si-si, si, si, si fasso un cd e xe ok
si-si, si, si, si faccio un cd ed è ok
- ma prova ti a staghe drio aea staea co i porsei -
- ma prova tu a star dietro alla stalla con i maiali -
al bosco de castagni pa moeare calche liegore
al bosco di castagni per liberare qualche lepre (a mangiare in libertà)
me manca soeo un fia' de posto pa moeare e piegore
mi manca solo un po' di posto dove poter far pascolare le pecore
- moeare do porsei in meso ae vegne che i rumega -
- liberare un paio di maiali tra le vigne a frugolare
bigoi co ea' uganega e na fiasca daea caneva
bigoli con la luganega (salsiccia veneta) e una fiasco dalla cantina
RIT
co vago ciosa (no vegno!) porto casa i bisati
quando vado a chioggia (non vengo!) porto a casa le anguille
un fia' de radiceto e fasso festa co i tosati
un po di radicchietto e faccio festa con i ragazzi
- a mi el me piase cruo a tanti coto col formaio -
- a me piace crudo ma a tanti piace cotto con del formaggio -
scaltrio so na tecia co do spigoi de aio
scottato in padella con due spicchi d'aglio
- pure' col museto -, sopressa col spago
- pure' con il musetto (salame cotto)-, sopressa con lo spago
- e dopo sora tuto un bel un tocco de asiago -
- e poi alla fine un bel pezzo di asiago -
se tratta de - minestrina de dado -
se si tratta di - minestrina di dado -
contro pan biscoto e vin rosso col saedo
contro pan biscotto e vino rosso con il salame
RIT
me voe el tenpo che me voe co me sento a toea
mi ci vuole il tempo che mi ci vuole quando mi siedo a tavola
mi no so el tipo da patate e coca coea
non sono il tipo da patatine e coca cola
do minuti fa ea' fia, magna de corsa e scanpa via
due minuti, fa' la fila, mangia di corsa e scappa via
- moro casa mia no te saji porcaria -
- bello, a casa mia non mangi porcherie -
crema de sparasi, - crema de cachi -
crema di asparagi, - crema di cachi -
crema de cavoi, - score come raudi -
crema di cavoli, - scoregge come raudi -
ghe xe na gran difarensa che te senti fra el profumo de casada
c'è una gran differenza che si sente tra il profumo di roba di casa
- e ea' spussa de cassada -
- e la puzza di cazzata -
RIT
go un deo che xe zaeo, e me fa mae el caeo
ho un dito ingiallito, e mi fa male il callo
prima che vegna sera taio e onge del cavaeo
prima di che venga sera taglio le unghie al cavallo
go un deo che xe zaeo, e me fa mae el caeo
ho un dito ingiallito, e mi fa male il callo
prima che vegna sera ghe tiro el coeo al gaeo
prima che venga sera tiro il collo al gallo
sito ufficiale di Medrano: clicca qui. Ciao bei.
sabato 14 marzo 2009
Periodo morto
L'orto riflette il mio stato d'animo.
Ultimamente non combino granchè.
Le cose da fare ci sono, ma non riesco ad organizzare bene il lavoro.
La stagione stessa sembra quasi in una stasi. Dopo progressivo allontanamento dell'inverno e la primavera incipiente, pare ke tutto si sia bloccato in attesa di direttive dall'alto.
L'erba non cresce, la temperatura è stabile, i fiori non sbocciano.
Io, del resto, mi adeguo.
Ho piantato a filari alterni cipolle e carote, ma per il resto non ho combinato un granchè.
Ho sradicato il cervellone sotterraneo formato dalle radici della vite americana crollata qualche anno fa a causa di una tempesta, che mi è costato diversi giorni di lavoro, quasi un ernia, e un altro manico di badile rotto (è il secondo dal mio inizio). Ma sebbene fosse un lavoro che andava fatto, non è quel tipo di lavoro che mi da soddisfazione, perkè non da frutti.
O meglio, li da in senso lato, poichè ora sono libero di piantare in quel punto kiwi o gelsomino, devo ancora decidere. Ma preferisco nascondermi dietro ad un dito, e fare solo la parte costruttiva. O in altri casi inglobare "il problema" in una soluzione creativa. In alcuni casi non è possibile, e mi tocca affrontarli, con mio grosso disappunto.
Allo stesso modo ho attaccato l'edera che infestava tre colonnine di cemento che supportano la rete che divide la proprietà mia da quella di mio nonno. Al suo posto ho piantato rovi che risulteranno più fruttiferi: le more, i lamponi che mia madre mi ha regalato per mio 25esimo compleanno.
I ribes, bianchi, rossi, e neri, messi vicini perchè possano aiutarsi durante l'impollinazione, li ho sistemati poco lontano, vicino al confine nord. Sono stati un regalo eccezionale, un regalo che vedrò crescere.
Oggi non mi sentivo molto bene e ho preferito risparimiare le forze piuttosto che buscarmi un raffreddore ed essere costretto a letto per qualche giorno, ma ci sarebbe stato da trapiantare le fragole. Il mio spirito romantico infatti me le aveva fatte mettere proprio davanti a casa, sotto la vigna di uva fragola. Sarebbero state belle da vedere li sotto, ho pensato, e in più l'ombra non sarebbe stata un problema, in quanto frutti di bosco, giusto? Sbagliato. Le fragole vogliono il sole, o col piffero che maturano, mi ha fatto notare il vicino con qualche stagione in più.
E ora dovrò trapiantarle al sole, sperando di non disturbarle troppo proprio quando magari si erano appena acclimatate. Vabbè, la prossima volta ci penserò due volte prima di dar retta allo spirito romantico invece che al buon senso.
Ultimo appunto: devo ancora trovar loro un posto, ma il mio giardino delle officinali di è arricchito di salvia sclarea, borragine (finalmente so com'è fatta!), coriandolo, finocchietto selvatico, erba rosa, tanaceto (detta erba marasina nel vicentino, dove è molto diffusa), erba lepre (per togliere l'odore alla selvaggina), la salvia ananas, la mentuccia aromatica, e una salvia dalle foglie giganti.
Ultimamente non combino granchè.
Le cose da fare ci sono, ma non riesco ad organizzare bene il lavoro.
La stagione stessa sembra quasi in una stasi. Dopo progressivo allontanamento dell'inverno e la primavera incipiente, pare ke tutto si sia bloccato in attesa di direttive dall'alto.
L'erba non cresce, la temperatura è stabile, i fiori non sbocciano.
Io, del resto, mi adeguo.
Ho piantato a filari alterni cipolle e carote, ma per il resto non ho combinato un granchè.
Ho sradicato il cervellone sotterraneo formato dalle radici della vite americana crollata qualche anno fa a causa di una tempesta, che mi è costato diversi giorni di lavoro, quasi un ernia, e un altro manico di badile rotto (è il secondo dal mio inizio). Ma sebbene fosse un lavoro che andava fatto, non è quel tipo di lavoro che mi da soddisfazione, perkè non da frutti.
O meglio, li da in senso lato, poichè ora sono libero di piantare in quel punto kiwi o gelsomino, devo ancora decidere. Ma preferisco nascondermi dietro ad un dito, e fare solo la parte costruttiva. O in altri casi inglobare "il problema" in una soluzione creativa. In alcuni casi non è possibile, e mi tocca affrontarli, con mio grosso disappunto.
Allo stesso modo ho attaccato l'edera che infestava tre colonnine di cemento che supportano la rete che divide la proprietà mia da quella di mio nonno. Al suo posto ho piantato rovi che risulteranno più fruttiferi: le more, i lamponi che mia madre mi ha regalato per mio 25esimo compleanno.
I ribes, bianchi, rossi, e neri, messi vicini perchè possano aiutarsi durante l'impollinazione, li ho sistemati poco lontano, vicino al confine nord. Sono stati un regalo eccezionale, un regalo che vedrò crescere.
Oggi non mi sentivo molto bene e ho preferito risparimiare le forze piuttosto che buscarmi un raffreddore ed essere costretto a letto per qualche giorno, ma ci sarebbe stato da trapiantare le fragole. Il mio spirito romantico infatti me le aveva fatte mettere proprio davanti a casa, sotto la vigna di uva fragola. Sarebbero state belle da vedere li sotto, ho pensato, e in più l'ombra non sarebbe stata un problema, in quanto frutti di bosco, giusto? Sbagliato. Le fragole vogliono il sole, o col piffero che maturano, mi ha fatto notare il vicino con qualche stagione in più.
E ora dovrò trapiantarle al sole, sperando di non disturbarle troppo proprio quando magari si erano appena acclimatate. Vabbè, la prossima volta ci penserò due volte prima di dar retta allo spirito romantico invece che al buon senso.
Ultimo appunto: devo ancora trovar loro un posto, ma il mio giardino delle officinali di è arricchito di salvia sclarea, borragine (finalmente so com'è fatta!), coriandolo, finocchietto selvatico, erba rosa, tanaceto (detta erba marasina nel vicentino, dove è molto diffusa), erba lepre (per togliere l'odore alla selvaggina), la salvia ananas, la mentuccia aromatica, e una salvia dalle foglie giganti.
venerdì 6 marzo 2009
venerdì tentatore
Pare che l'anno, dal punto di vista atmosferico, abbia tutta l'intenzione di seguitare nel classico, quasi nello stereotipico.
Dopo un febbraio soleggiato, freddo, e secco, ecco che con le idi di marzo sono arrivare le prime pioggie, che mi aspetto continueranno a dar da bere all'erba verde tenero, agli spuntoni di iris, e presto, spero, anche ai miei primi risultati orticoli.
Le mie prime semine di piselli, radicchi, prezzemolo e spinaci, infatti, ancora non fa capolino dal terreno. Le ho seminate una settimana fa, e forse è un po' prestino. Sono impaziente, ho bisogno di conferme dalla terra.
Intanto ha piovuto per due giorni di fila, e oggi è rispuntato il sole. C'era una luce bellissima oggi, soprattutto al tramonto. Sta iniziando. Il risveglio, la vita che ricomincia. E' tutto così bello, così potenziale. E' incredibile.
Oggi era venerdì, e naturalmente non ho resistito, al mercato, a arricchire di nuovi esemplari il mio angole delle aromatiche.
Fanno parte del mio harem odoroso adesso anche la ruta, il dragoncello, una salvia dalle foglie rosso bruno, l'erba aglina, la pimpinella, un tipo di origano dalle foglie piuttosto pelosette, e una coppia di piante di cappero, su cui punto molto.
Il cappero vuole ottimo drenaggio e una posizione assolata. Ho intenzione di sistemarlo togliendolo solo dal vaso e piazzandolo tra le pietre.
Ho letto che attecchisce molto difficilmente. Queste piantine hanno due anni, punto molto su di loro. E' un po' una sfida. Se ce la faccio con "il difficile", magari il resto poi verrà, no?
Tra pochi giorni sarà il mio compleanno, dico a tutti che voglio ricever piante.
Credo riceverò sicuramente un bell'alberello di limone. Lo metterò all'angolo, a sud, a godersi tutto il sole che può.
Dopo un febbraio soleggiato, freddo, e secco, ecco che con le idi di marzo sono arrivare le prime pioggie, che mi aspetto continueranno a dar da bere all'erba verde tenero, agli spuntoni di iris, e presto, spero, anche ai miei primi risultati orticoli.
Le mie prime semine di piselli, radicchi, prezzemolo e spinaci, infatti, ancora non fa capolino dal terreno. Le ho seminate una settimana fa, e forse è un po' prestino. Sono impaziente, ho bisogno di conferme dalla terra.
Intanto ha piovuto per due giorni di fila, e oggi è rispuntato il sole. C'era una luce bellissima oggi, soprattutto al tramonto. Sta iniziando. Il risveglio, la vita che ricomincia. E' tutto così bello, così potenziale. E' incredibile.
Oggi era venerdì, e naturalmente non ho resistito, al mercato, a arricchire di nuovi esemplari il mio angole delle aromatiche.
Fanno parte del mio harem odoroso adesso anche la ruta, il dragoncello, una salvia dalle foglie rosso bruno, l'erba aglina, la pimpinella, un tipo di origano dalle foglie piuttosto pelosette, e una coppia di piante di cappero, su cui punto molto.
Il cappero vuole ottimo drenaggio e una posizione assolata. Ho intenzione di sistemarlo togliendolo solo dal vaso e piazzandolo tra le pietre.
Ho letto che attecchisce molto difficilmente. Queste piantine hanno due anni, punto molto su di loro. E' un po' una sfida. Se ce la faccio con "il difficile", magari il resto poi verrà, no?
Tra pochi giorni sarà il mio compleanno, dico a tutti che voglio ricever piante.
Credo riceverò sicuramente un bell'alberello di limone. Lo metterò all'angolo, a sud, a godersi tutto il sole che può.
mercoledì 25 febbraio 2009
Spading e cetrioli premonitori
Ho finito di preparare i letti di semina.
Oggi è stata dura, parecchio. L'erba era grossa e lunga in quel pezzetto di terra che mi rimaneva da vangare. All'inizio un po' ne ho zappata via, cercando di farne dei minitappetini così da poterla spostare e riciclare sotto l'alloro, dove la terra che circonda il fusto è piuttosto nuda a causa dei rami fitti che prima impedivano alla luce di filtrare e all'erba di crescere. Così cerco di rinfoltire, rinverdendo lì e rendendomi il lavoro più facile dall'altra parte, evitando di doverla rivoltare tutta sotto. Ma anche quello è un lavoro duro e richiede tempo, che oggi non avevo. Stanotte infatti parte il nuovo ciclo lunare, e a voler esser pignoli con la luna nuova la terra non si lavora.
Ieri i due settori che mi ero un po' spavaldamente prefissato di preparare alla fine ero riuscito a finirli, e senza neanche troppi sforzi. Oggi pensavo mi andasse altrettanto bene ma, forse stanco da ieri, non è stato così.
Oltre all'erba continuavo a trovare grosse radici appena sotto terra. Qualcuna credo sia della betulla a pochi metri, altre di alberi più vecchi, di cui sono anche incappato nei ceppi lasciati sotto terra dopo il taglio.
Insomma un lavoraccio, ma l'ho finito, e posso dirmi soddisfatto.
Dovrò ripassare i sentierini, zappare, e ripulire da qualche erbaccia che spunta nonostante esser stata rivoltata, ma diciamo che il più è fatto.
Oggi ho dato un'occhiata al Barbanera per controllare le semine. Inizio il 27, tra due giorni, con cipolle, carote e piselli. Poi la prossima settimana toccherà a misticanza invernale, spinaci, bietole, e un po' di prezzemolo. Magari qualcosa dovrò ancora proteggerlo, anche se ormai neanche la notte dovremmo più scendere sotto lo zero.
Preparerò poi dei semenzai con delle cassette da insalata di polistirolo dove seminerò pomodori, peperoni, melanzane e cetrioli di cui conservo le sementi da ferragosto scorso.
Sono cetrioli che non ho mai visto dalle mie parti, e che ho scoperto nell'orto del mio amico Sirio, quando sono sceso a trovarlo lo scorso ferragosto. Sono cetrioli particolarmente croccanti, che mi sono molto piaciuti. All'epoca neanche pensavo all'orto, chissà perchè ne ho conservato i semi.
Un segno premonitore, con il senno di poi. Tutto avrebbe condotto qui.
Ho anche scoperto che in inglese vangare si dice spading.
Oggi è stata dura, parecchio. L'erba era grossa e lunga in quel pezzetto di terra che mi rimaneva da vangare. All'inizio un po' ne ho zappata via, cercando di farne dei minitappetini così da poterla spostare e riciclare sotto l'alloro, dove la terra che circonda il fusto è piuttosto nuda a causa dei rami fitti che prima impedivano alla luce di filtrare e all'erba di crescere. Così cerco di rinfoltire, rinverdendo lì e rendendomi il lavoro più facile dall'altra parte, evitando di doverla rivoltare tutta sotto. Ma anche quello è un lavoro duro e richiede tempo, che oggi non avevo. Stanotte infatti parte il nuovo ciclo lunare, e a voler esser pignoli con la luna nuova la terra non si lavora.
Ieri i due settori che mi ero un po' spavaldamente prefissato di preparare alla fine ero riuscito a finirli, e senza neanche troppi sforzi. Oggi pensavo mi andasse altrettanto bene ma, forse stanco da ieri, non è stato così.
Oltre all'erba continuavo a trovare grosse radici appena sotto terra. Qualcuna credo sia della betulla a pochi metri, altre di alberi più vecchi, di cui sono anche incappato nei ceppi lasciati sotto terra dopo il taglio.
Insomma un lavoraccio, ma l'ho finito, e posso dirmi soddisfatto.
Dovrò ripassare i sentierini, zappare, e ripulire da qualche erbaccia che spunta nonostante esser stata rivoltata, ma diciamo che il più è fatto.
Oggi ho dato un'occhiata al Barbanera per controllare le semine. Inizio il 27, tra due giorni, con cipolle, carote e piselli. Poi la prossima settimana toccherà a misticanza invernale, spinaci, bietole, e un po' di prezzemolo. Magari qualcosa dovrò ancora proteggerlo, anche se ormai neanche la notte dovremmo più scendere sotto lo zero.
Preparerò poi dei semenzai con delle cassette da insalata di polistirolo dove seminerò pomodori, peperoni, melanzane e cetrioli di cui conservo le sementi da ferragosto scorso.
Sono cetrioli che non ho mai visto dalle mie parti, e che ho scoperto nell'orto del mio amico Sirio, quando sono sceso a trovarlo lo scorso ferragosto. Sono cetrioli particolarmente croccanti, che mi sono molto piaciuti. All'epoca neanche pensavo all'orto, chissà perchè ne ho conservato i semi.
Un segno premonitore, con il senno di poi. Tutto avrebbe condotto qui.
Ho anche scoperto che in inglese vangare si dice spading.
lunedì 23 febbraio 2009
Tante, troppe cose da fare
Domani mattina finalmente mi rimetto al lavoro.
In questi giorni ho avuto mille impegni e mi sembra di aver tralasciato l'unica cosa che voglio fare davvero, lavorare il mio orto.
L'unica cosa che voglio fare davvero e l'unica che per il momento nn mi dà da mangiare, ne metaforicamente ne realmente.
Oggi ero in giro per lavoro, tutto il giorno in macchina, e pensavo al futuro.
Fantasticavo sulla terra e sulla casa che vorrei comprare, magari vicino al mare, magari sul Conero, arcadia della mia infanzia, Itaca emotiva a cui tendo.
La casa, la terra, queste cose così importanti per me. Non so da chi l'ho presa sta cosa.
Mi prendo cura anche di questa casa, anche se con un velo di tristezza, come di una relazione che si sa che non durerà ma che non per questo si vuol bistrattare.
Dopo aver un po' riorganizzato la cucina e il bagno i prossimi progetti prevedono la sostituzione dello specchietto incorniciato di plastica bianca del bagno con uno specchio grande, che copra buona parte della parete; poi voglio ridipingere i muri: la cucina verde pisello acceso, il soggiorno magenta.
Ma prima viene l'orto.
Domani continuo a zappare e a vangare. L'obiettivo sono il completamento di altri due settori. Ardua, ma ci proverò. Poi devo andare da mia nonna prendere della legna che a lei non serve e che io punto di usare per la brace a breve, appena il tempo si scalderà un po' e le giornate si allungheranno un minimo. Devo anche andare a prendere una benedetta corda da bucato, cosa che mi riprometto di fare da tempo ma che non faccio mai. Devo anche passare dal comune per dare la disdetta della raccolta dei rifiuti organici e andare a prendere il compost.
Mmmm. mi sa che la mattinata sarà dedicata almeno in parte a burocrazia, giretti, e acquisti, e solo nel pomeriggio affronterò la terra.
Forse vangerò solo un settore. Mi pare che il tempo non basti mai. Il fatto è che sono impaziente di seminare e vedere le prime piantine germogliare.
Tra le altre cose da fare devo: preparare i semenzai per pomodori, melanzane, peperoni, e compagnia bella; segare la vite americana di fianco al garage e possibilmente sostituirla con dei kiwi; scoprire se posso effettivamente piantare dei kiwi in primavera o se va fatto magari in autunno; andare a prendere more, lamponi, ribes, uva spina, mirtilli, e quant'altro troverò di simile; preparare il supporto per il calicantus davanti alla finestra del bagno; altro?
Venerdì ho iniziato il mio giardinetto di piante officinali: ho 5 lavande, 3 di un tipo e due di un altro, 3 piante di santoreggia, 3 rosmarini che nn cresceranno in altezza ma si ingarbuglieranno sul terreno ad un altezza massima di 30/40 cm. Devo imparare i nomi di ste piante. Posso continuare così? E' un po' una lotta contro i mulini a vento, ma io continuo ad investire in libri sulle erbe selvatiche e a darmi da fare. Buona volontà. Il mio problema è sempre la passione iniziale che poi scema. Speriamo che, come dice la Pera, l'orto mi sia maestro anche in questo: la costanza.
In questi giorni ho avuto mille impegni e mi sembra di aver tralasciato l'unica cosa che voglio fare davvero, lavorare il mio orto.
L'unica cosa che voglio fare davvero e l'unica che per il momento nn mi dà da mangiare, ne metaforicamente ne realmente.
Oggi ero in giro per lavoro, tutto il giorno in macchina, e pensavo al futuro.
Fantasticavo sulla terra e sulla casa che vorrei comprare, magari vicino al mare, magari sul Conero, arcadia della mia infanzia, Itaca emotiva a cui tendo.
La casa, la terra, queste cose così importanti per me. Non so da chi l'ho presa sta cosa.
Mi prendo cura anche di questa casa, anche se con un velo di tristezza, come di una relazione che si sa che non durerà ma che non per questo si vuol bistrattare.
Dopo aver un po' riorganizzato la cucina e il bagno i prossimi progetti prevedono la sostituzione dello specchietto incorniciato di plastica bianca del bagno con uno specchio grande, che copra buona parte della parete; poi voglio ridipingere i muri: la cucina verde pisello acceso, il soggiorno magenta.
Ma prima viene l'orto.
Domani continuo a zappare e a vangare. L'obiettivo sono il completamento di altri due settori. Ardua, ma ci proverò. Poi devo andare da mia nonna prendere della legna che a lei non serve e che io punto di usare per la brace a breve, appena il tempo si scalderà un po' e le giornate si allungheranno un minimo. Devo anche andare a prendere una benedetta corda da bucato, cosa che mi riprometto di fare da tempo ma che non faccio mai. Devo anche passare dal comune per dare la disdetta della raccolta dei rifiuti organici e andare a prendere il compost.
Mmmm. mi sa che la mattinata sarà dedicata almeno in parte a burocrazia, giretti, e acquisti, e solo nel pomeriggio affronterò la terra.
Forse vangerò solo un settore. Mi pare che il tempo non basti mai. Il fatto è che sono impaziente di seminare e vedere le prime piantine germogliare.
Tra le altre cose da fare devo: preparare i semenzai per pomodori, melanzane, peperoni, e compagnia bella; segare la vite americana di fianco al garage e possibilmente sostituirla con dei kiwi; scoprire se posso effettivamente piantare dei kiwi in primavera o se va fatto magari in autunno; andare a prendere more, lamponi, ribes, uva spina, mirtilli, e quant'altro troverò di simile; preparare il supporto per il calicantus davanti alla finestra del bagno; altro?
Venerdì ho iniziato il mio giardinetto di piante officinali: ho 5 lavande, 3 di un tipo e due di un altro, 3 piante di santoreggia, 3 rosmarini che nn cresceranno in altezza ma si ingarbuglieranno sul terreno ad un altezza massima di 30/40 cm. Devo imparare i nomi di ste piante. Posso continuare così? E' un po' una lotta contro i mulini a vento, ma io continuo ad investire in libri sulle erbe selvatiche e a darmi da fare. Buona volontà. Il mio problema è sempre la passione iniziale che poi scema. Speriamo che, come dice la Pera, l'orto mi sia maestro anche in questo: la costanza.
sabato 14 febbraio 2009
Mercato
Ieri mattina ho fatto una prima ricognizione al mercato tra le banche di piante, fiori, e semi.
Alla fine ho deciso di aspettare ancora un po' che la temperatura salga prima di iniziare le semine più precoci, come quelle dei piselli o delle cipolle.
In un paio di settimane sicuramente dovremo avere l'inverno alle spalle e con lui anche le temperature più rigide. Allo stesso tempo dovrei aver finito di vangare i 6 settori che mi sono prefissato come inizio, così da avere una visione più d'insieme dell'orto, per pianificarlo.
Nel frattempo, impaziente, ho comprato dei fiori; una cassa di primule, una pianta scandinava e perenne chiamata helleborus, dai bei fiori bianchi, e dei margheritoni gialli anch'essi perenni di cui però ignoro il nome.
Questa cosa dei nomi mi disturba. La mia musa li snocciola così come niente fosse, lasciandomi con un buchetto nella lettura ogni qual volta ne incontro uno. Raramente riconosco la piante. Un po' più spesso l'ho sentita nominare ma nn ho idea di che aspetto abbia.
Dovrò procurarmi un qualche strumento referenziale, un manuale, o qualcosa.
Che brutta l'ignoranza.
Alla fine ho deciso di aspettare ancora un po' che la temperatura salga prima di iniziare le semine più precoci, come quelle dei piselli o delle cipolle.
In un paio di settimane sicuramente dovremo avere l'inverno alle spalle e con lui anche le temperature più rigide. Allo stesso tempo dovrei aver finito di vangare i 6 settori che mi sono prefissato come inizio, così da avere una visione più d'insieme dell'orto, per pianificarlo.
Nel frattempo, impaziente, ho comprato dei fiori; una cassa di primule, una pianta scandinava e perenne chiamata helleborus, dai bei fiori bianchi, e dei margheritoni gialli anch'essi perenni di cui però ignoro il nome.
Questa cosa dei nomi mi disturba. La mia musa li snocciola così come niente fosse, lasciandomi con un buchetto nella lettura ogni qual volta ne incontro uno. Raramente riconosco la piante. Un po' più spesso l'ho sentita nominare ma nn ho idea di che aspetto abbia.
Dovrò procurarmi un qualche strumento referenziale, un manuale, o qualcosa.
Che brutta l'ignoranza.
Un buon segno
Vangando vedo vermi grassi, ragnetti, insetti di vario tipo. Stamattina mi sono imbattuto in un bel rospo verde vivo. E' un ottimo segno, sono tutti ottimi segni. Significa che la terra è buona, che l'ambiente è ok.
Dopo aver visto e sentito delle margherite al cromo esavalente, peraltro, sono diventato un po' paranoico sullo sbocciare delle bianche avamposte primaverili, che controllo minuziosamente, seppur fingendo sicurezza.
Pare però che vada tutto bene, e queste piccole scoperte mi aiutano nelle mie fatiche quotidiane.
E che fatiche! Il giorno successivo ai primi lavori di rivoltamento del terreno mi hanno lasciato a pezzi.
Sono ancora uno studente universitario; faccio palestra, si, ma sono ben lungi dal fisico da contadino. Ero tutto dolorante, i muscoli tutti a pezzi. Le mani, soprattutto, mi facevano male. Il giorno successivo son dovuto limitarmi a sfrondare le frasche di alloro potate, lavoro che andava comunque fatto. Quando ho preso in mano la cesoia e ho reciso il primo ramo, stringendola con la mano, mi sono ricordato dei dolori muscolari. Mi sono chiesto che fine avessero fatto le mie mani da pallavolista, con i muscoli che da soli potevano spingere la palla in aria.
Sepolti sotto 8 anni di abbandono, diversi soggiorni di studio all'estero e altrettante lingue studiate, 30 esami universitari e un'impegnativa tesi di laurea.
Raccogliendo poi le foglie secche dalla macchia tonda lasciata attorno a dove prima l'alloro prolificava fuori controllo, terra ormai riportata all'ordine, ho pensato ad un tavolino e a due sedie all'ombra, a colazioni all'aperto, e alla possibilità, dio benedica il wifi, di scrivere queste righe direttamente di fuori.
E' bella la sensazione di essere davanti ad un pregetto in nascere. Immagino sia la cosa che preferisco, quella sensazione di potenziale.
Anche se i muscoli fan male, mi spinge ad andare avanti, mi dice che la strada è giusta.
Dopo aver visto e sentito delle margherite al cromo esavalente, peraltro, sono diventato un po' paranoico sullo sbocciare delle bianche avamposte primaverili, che controllo minuziosamente, seppur fingendo sicurezza.
Pare però che vada tutto bene, e queste piccole scoperte mi aiutano nelle mie fatiche quotidiane.
E che fatiche! Il giorno successivo ai primi lavori di rivoltamento del terreno mi hanno lasciato a pezzi.
Sono ancora uno studente universitario; faccio palestra, si, ma sono ben lungi dal fisico da contadino. Ero tutto dolorante, i muscoli tutti a pezzi. Le mani, soprattutto, mi facevano male. Il giorno successivo son dovuto limitarmi a sfrondare le frasche di alloro potate, lavoro che andava comunque fatto. Quando ho preso in mano la cesoia e ho reciso il primo ramo, stringendola con la mano, mi sono ricordato dei dolori muscolari. Mi sono chiesto che fine avessero fatto le mie mani da pallavolista, con i muscoli che da soli potevano spingere la palla in aria.
Sepolti sotto 8 anni di abbandono, diversi soggiorni di studio all'estero e altrettante lingue studiate, 30 esami universitari e un'impegnativa tesi di laurea.
Raccogliendo poi le foglie secche dalla macchia tonda lasciata attorno a dove prima l'alloro prolificava fuori controllo, terra ormai riportata all'ordine, ho pensato ad un tavolino e a due sedie all'ombra, a colazioni all'aperto, e alla possibilità, dio benedica il wifi, di scrivere queste righe direttamente di fuori.
E' bella la sensazione di essere davanti ad un pregetto in nascere. Immagino sia la cosa che preferisco, quella sensazione di potenziale.
Anche se i muscoli fan male, mi spinge ad andare avanti, mi dice che la strada è giusta.
giovedì 12 febbraio 2009
Il primo giorno ti ammazza
Ho deciso di tenere un diario del mio lavoro nell'orto, emulando così la mia musa ispiratrice, Pia Pera.
Emulare non è il mio forte. Non mi piace proprio l'idea di fare qualcosa che hanno già fatto gli altri.
L'ossessione dell'originalità a tutti i costi è una cosa che non so se mi appartenga di mio o sia stata appresa. Fatto sta che l'ho interiorizzata al punto di non farlo neanche apposta. Se una cosa l'ha già fatta qualcun'altro per me ha già perso di fascino.
In questo caso, però, ha una sua utilità, e questo la giustifica.
In più decido di rompere un tabù che avverto: quello di non dire mai che una cosa che si fa è buona, in una sorta di modestia castrante.
Voglio liberarmi di questa cosa e comunicare.
In fondo, se qualcuno che prima di me ha tenuto un diario del proprio orto ed è stata di ispirazione, perchè anche io non potrei raggiungere qualcun altro?
Mi piacerebbe sapere che qualcuno ha scoperto qualcosa che lo fa sentire bene solo perchè io ho fatto il piccolo sforzo di condividere la mia esperienza.
Insomma, per tagliare questa introduzione un po' pallosa, ho deciso di darmi all'orticoltura.
E' una cosa a cui sono arrivato quasi per chiusura del cerchio. Come se alla fine dovessi arrivare qui, come se avesse senso per me fare questo.
In un momento di crisi, un momento in cui mi stavo guardando dentro per capire che direzione prendere, questa consapevolezza mi è piovuta addosso.
Io ho sempre teso ad un rapporto con la terra.
Quando da piccolo aiutavo mia nonna nel suo di orto.
Quando poi, più grandicello me n'ero fatto io uno di mio.
Quando addirittura durante gli anni universitari finivo con il tentare (fallendo) di coltivare pomodori in vaso in un terrazino del centro di Perugia.
All'improvviso è come se avessi visto una cosa che avevo sempre avuto davanti gli occhi e che non avevo mai notato.
Come se avessi messo uno di fianco all'altro e sommato tutti i momenti di felicità e spensieratezza con le mani sporche di terra, i pantaloni che sanno di "verde" e di pomodori. E ho visto cosa dovevo fare.
Il libro di Pia Pera, "L'orto di un perdigiorno", è stata solo l'ultima spintarella di cui avevo bisogno. Poi tutto il resto era li, pronto.
La terra. L'inizio della stagione. Dovevo solo metterci la buona volontà.
E oggi ho iniziato. Sono partito per un viaggio stanziale. Dopo tanti voli, aeroporti, lingue, case, persone.
Adesso siamo io e la terra.
E ho quella sensazione giusta, come quando ci si rende conto di essersi innamorati.
Ho iniziato a riappropriarmi della mia relazione con la terra.
Ho potato l'alloro piantato alla mia nascita, cresciuto troppo e selvaggiamente, disordinatamente.
Una crescita quasi metaforica volendo vederla così.
Il mio gemello vegetale, di cui nessuno si è preso cura per anni. Lasciato là. Dimenticato.
Ho cominciato da quello. L'ho sfoltito, l'ho pulito.
Era come se prendendomi cura di lui vedessi gli effetti riflessi su me stesso.
Poi ho iniziato a vangare, aiutato da Damiano.
Abbiamo vangato due dei sei settori che intendo preparare, 6x1,5m. C'è voluta tutta la mattinata più un'ora abbondante nel pomeriggio per finire il lavoro, zappare le zolle più grosse, rastrellare un po', battere il sentiero.
Sono a pezzi e mi fanno male le mani, ancora quelle di uno studente universitario, dove però stasera vedo arrossate le zone doloranti che potrebbero potenzialmente diventare callose.
Mio nonno, impegnato nel suo giardino, confinante con il mio, a sistemare le fascine di rami potati dagli alberi da frutto, ogni tanto faceva capolino per vedere come buttava da me. A fine giornata mi ha chiesto sornione se, allora, mi piacesse lavorare la terra. Gli ho risposto di darmi un po' di tempo prima di vedermi stremato, che ero ancora entusiasta e al primo giorno.
"Il primo giorno" - mi ha risposto - "ti ammazza".
Emulare non è il mio forte. Non mi piace proprio l'idea di fare qualcosa che hanno già fatto gli altri.
L'ossessione dell'originalità a tutti i costi è una cosa che non so se mi appartenga di mio o sia stata appresa. Fatto sta che l'ho interiorizzata al punto di non farlo neanche apposta. Se una cosa l'ha già fatta qualcun'altro per me ha già perso di fascino.
In questo caso, però, ha una sua utilità, e questo la giustifica.
In più decido di rompere un tabù che avverto: quello di non dire mai che una cosa che si fa è buona, in una sorta di modestia castrante.
Voglio liberarmi di questa cosa e comunicare.
In fondo, se qualcuno che prima di me ha tenuto un diario del proprio orto ed è stata di ispirazione, perchè anche io non potrei raggiungere qualcun altro?
Mi piacerebbe sapere che qualcuno ha scoperto qualcosa che lo fa sentire bene solo perchè io ho fatto il piccolo sforzo di condividere la mia esperienza.
Insomma, per tagliare questa introduzione un po' pallosa, ho deciso di darmi all'orticoltura.
E' una cosa a cui sono arrivato quasi per chiusura del cerchio. Come se alla fine dovessi arrivare qui, come se avesse senso per me fare questo.
In un momento di crisi, un momento in cui mi stavo guardando dentro per capire che direzione prendere, questa consapevolezza mi è piovuta addosso.
Io ho sempre teso ad un rapporto con la terra.
Quando da piccolo aiutavo mia nonna nel suo di orto.
Quando poi, più grandicello me n'ero fatto io uno di mio.
Quando addirittura durante gli anni universitari finivo con il tentare (fallendo) di coltivare pomodori in vaso in un terrazino del centro di Perugia.
All'improvviso è come se avessi visto una cosa che avevo sempre avuto davanti gli occhi e che non avevo mai notato.
Come se avessi messo uno di fianco all'altro e sommato tutti i momenti di felicità e spensieratezza con le mani sporche di terra, i pantaloni che sanno di "verde" e di pomodori. E ho visto cosa dovevo fare.
Il libro di Pia Pera, "L'orto di un perdigiorno", è stata solo l'ultima spintarella di cui avevo bisogno. Poi tutto il resto era li, pronto.
La terra. L'inizio della stagione. Dovevo solo metterci la buona volontà.
E oggi ho iniziato. Sono partito per un viaggio stanziale. Dopo tanti voli, aeroporti, lingue, case, persone.
Adesso siamo io e la terra.
E ho quella sensazione giusta, come quando ci si rende conto di essersi innamorati.
Ho iniziato a riappropriarmi della mia relazione con la terra.
Ho potato l'alloro piantato alla mia nascita, cresciuto troppo e selvaggiamente, disordinatamente.
Una crescita quasi metaforica volendo vederla così.
Il mio gemello vegetale, di cui nessuno si è preso cura per anni. Lasciato là. Dimenticato.
Ho cominciato da quello. L'ho sfoltito, l'ho pulito.
Era come se prendendomi cura di lui vedessi gli effetti riflessi su me stesso.
Poi ho iniziato a vangare, aiutato da Damiano.
Abbiamo vangato due dei sei settori che intendo preparare, 6x1,5m. C'è voluta tutta la mattinata più un'ora abbondante nel pomeriggio per finire il lavoro, zappare le zolle più grosse, rastrellare un po', battere il sentiero.
Sono a pezzi e mi fanno male le mani, ancora quelle di uno studente universitario, dove però stasera vedo arrossate le zone doloranti che potrebbero potenzialmente diventare callose.
Mio nonno, impegnato nel suo giardino, confinante con il mio, a sistemare le fascine di rami potati dagli alberi da frutto, ogni tanto faceva capolino per vedere come buttava da me. A fine giornata mi ha chiesto sornione se, allora, mi piacesse lavorare la terra. Gli ho risposto di darmi un po' di tempo prima di vedermi stremato, che ero ancora entusiasta e al primo giorno.
"Il primo giorno" - mi ha risposto - "ti ammazza".
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